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Operazione “Coltura”, l’imprenditore Aluisi: “Mai avuto rapporti con Marco Giannelli”

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conferenza-22-arresti-(1)In tre parlano, gli altri fanno scena muta. Sono iniziati nelle scorse ore gli interrogatori di garanzia delle 23 persone arrestate all’alba di ieri nell’ambito del blitz ribattezzato “Coltura” che ha consentito di decapitare a Parabita un presunto sodalizio specializzato nello spaccio di droga, estorsioni e che si era infiltrato negli apparati comunali. Tra gli arrestati, infatti, compare l’attuale vicesindaco Giuseppe Mazzotta. Dinanzi al gip Alcide Maritati ha parlato Pasquale Aluisi, (titolare di una ditta di pompe funebri), accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. L’imprenditore, 53enne  di Parabita, assistito dagli avvocati Elvia Belmonte e Mariangela Calò, ha fornito le proprie spiegazioni. Ha precisato la natura dei rapporti con Marco Antonio Giannelli, presunto capo clan e figlio del boss ergastolano Luigi. L’imprenditore ha spiegato di essere stato legato soltanto da un rapporto di amicizia e di lavoro avendo svolto diversi servizi negli anni per amici e famigliari del giovane Giannelli. Ha allontanato poi da sé le accuse di detenzione di arma da fuoco e di aver disposto l’incendio dell’automobile di un dipendente di un’agenzia funebre concorrente.

Fernando Cataldi, 25enne di Collepasso, ha rilasciato spontanee dichiarazioni. Alla presenza del proprio avvocato difensore Michelangelo Gorgoni ha ammesso la propria vicinanza con il presunto boss Giannelli e nel contempo l’inconsapevolezza dell’attività illecità imbastita dal figlio dell’ergastolano. Ha confermato, invece, l’episodio di corruzione relativo al rilascio della patente per lo scambio delle urine di Giannelli grazie all’intercessione, secondo le indagini, di un infermiere dell’Asl. L’avvocato ha comunque preannunciato ricorso al Riesame per far cadere il reato associativo.

Anche il giovane Cristiano Cera, 24 anni, di Ugento, si è avvalso della facoltà di non rispondere rilasciando spontanee dichiarazioni dinanzi al gip. Assistito dagli avvocati Francesco Fasano e Gabriella Mastrolia, il giovane ha negato di aver avuto contatti con il presunto clan ma solo con una persona di origini albanesi. Di non aver mai venduto droga mentre sul possesso di un fucile così come emerso in un’intercettazione il giovane ha dichiarato che stava commentando un programma televisivo limitandosi a descrivere le caratteristiche dell’arma. Gli avvocati hanno chiesto la trascrizione integrale della conversazione ambientale per estrapolare l’esatto contenuto del dialogo.

Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere Cosimo Paglialonga, 61enne di Collepasso; Matteo Toma, 37 anni, di Parabita; Giovanni Picciolo, 34, di Parabita; Antonio Fattizzo, di 38, di Parabita. Erano assistiti dagli avvocati Elisa Valli, Stefano Palma (che annuncia Riesame per il proprio assistito) e Walter Zappatore. Sono previsti per le prossime ore gli interrogatori di Marco Giannelli (difeso dall’avvocato Luca Laterza) e di altri sette indagati. Delicata, in particolare, la posizione del vicesindaco Giuseppe Provenzano accusato di associazione a delinquere di stampo mafioso. All’epoca dei fatti nel ruolo di assessore ai servizi sociali, avrebbe favorito l’assunzione di alcuni affiliati al clan nella ditta che si occupava della raccolta di rifiuti. Inoltre avrebbe effettuato “periodici versamenti”  di denaro per garantirsi il sostegno del clan nelle elezioni amministrative del maggio scorso.

F.Oli. 


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