F.Oli.
LECCE – E’ fissata per il 25 gennaio prossimo la camera di consiglio davanti al gip Giovanni Gallo per discutere la richiesta avanzata dalla Procura di utilizzare le intercettazioni tra il parlamentare salentino Roberto Marti con gli altri indagati contenute nelle carte dell’inchiesta sugli alloggi popolari. La posizione del politico è stata stralciata dal filone principale. A Marti, difeso dagli avvocati Pasquale e Giuseppe Corleto, vengono contestati i reati di tentato abuso d’ufficio, falso ideologico aggravato e tentato peculato insieme all’ex assessore al bilancio, Attilio Monosi, all’ex consigliere comunale ed ex amministratore dell’Alba Service Damiano D’Autilia, Andrea Greco e ai coniugi Antonio Briganti e Luisa Martina.
La vicenda è relativa all’assegnazione di una casa confiscata alla mafia ad Antonio Briganti, fratello del boss della Scu Maurizio, per veicolare l’elettorato su un altro illustre indagato, Luca Pasqualini, ritenuto dagli inquirenti il “delfino” di Roberto Marti. Viene poi contestato anche il pagamento del canone della casa concessa alla famiglia di Antonio Briganti in attesa dell’assegnazione dell’alloggio popolare.
Agli atti, poi, sono confluite le dichiarazioni rilasciate in due interrogatori dall’ex assessore Attilio Monosi che ha riferito sempre ai magistrati quale ruolo avrebbe ricoperto Marti in questo filone d’indagine.
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