LECCE – Quattro giorni di passione, dal 9 al 12 dicembre. Lettere, comunicazioni, decisioni, ripensamenti a tempo di record nelle sale dei bottoni di Confindustria Lecce fino alle dimissioni della neopresidente Chiara Montefrancesco.
L’assemblea del 4 dicembre sembrava aver riannodato equilibri da tempo sfilacciati.
In realtà però, le presunte guerre intestine si sono rivelate una reale guerra fredda con l’effetto di uno tsunami senza precedenti.
Il mancato passaggio in giunta della designata a presidente, ha portato una grande novità e insieme, una serie di reazioni a catena.
Andiamo per gradi.
Il 9 dicembre Chiara Montefrancesco rende noti gli impegni e le priorità del suo mandato agli associati attraverso un documento ufficiale. In calce, la “riorganizzazione della struttura con la conferma del direttore generale”.
Antonio Corvino, storico di Confindustria, pur avendo manifestato la volontà di terminare il suo incarico non appena fosse stato eletto il presidente, rimane dunque sostanzialmente in carica.
Il 10 dicembre, da parte del presidente, la precisazione che “il contratto con il direttore generale, grazie alla disponibilità e volontà manifestata dallo stesso, è stato portato ai minimi
contrattuali, con un risparmio del 40% circa per i conti dell’associazione”.
Ma servirà a poco, giacché i probiviri romani Mario Artali, Floriano Botta, Gian Franco Carli, Giannetto Marchettini e Rodrigo Rodriquez, lo stesso 10 dicembre, scrivono al neopresidente leccese e al vicepresidente vicario, già commissario ad acta, Eliseo Zanasi.
Da qui l’inizio della bufera. Quel mancato passaggio in giunta che pareva aver causato non pochi malumori in seno ad alcuni associati, torna alla ribalta.
“I Probiviri confederali – si legge nella missiva- hanno dovuto e voluto assumersi una grande responsabilità nell’introdurre un elemento di forte novità rispetto al consolidato funzionamento del sistema confederale, ammettendo che un presidente solo designato potesse andare direttamente al voto assembleare, saltando il passaggio di approvazione da parte della Giunta della propria squadra e del proprio programma.
Siamo arrivati a questa importante decisione a valle di una attenta valutazione comparata, da un lato, delle opportunità organizzative che potevano generarsi e, dall’altro, dei rischi di perpetuare una paralisi progressivamente sempre più ingovernabile”.
La risposta dell’assemblea però era stata chiara e positiva e la nuova era di Confindustria sembrava allo start.
Primo impegno in calendario, secondo i probiviri “un processo di regolarizzazione contributiva verso Confindustria perché, al momento, la situazione si presenta assolutamente fuori da quelli che sono i precisi impegni derivanti dall’appartenenza al sistema”.
La situazione debitoria dell’associazione pende infatti come una spada di Damocle da 80mila euro sul suo futuro.
Altro scoglio, la scrivania del direttore generale.
“Con la sua elezione è venuto a scadere il regime contrattuale in atto e lei conosce quante sollecitazioni sono state espresse da importanti realtà che l’hanno sostenuta circa la necessità di un segnale di discontinuità rispetto al passato – si legge nel documento capitolino -. Il nostro Collegio ritiene che Confindustria Lecce, soprattutto in questa fase di start-up della nuova presidenza, debba avvalersi di un responsabile apicale della struttura ed affida tale incarico al direttore generale di Confindustria Puglia, Vittorio Colangiuli, in quanto garante di una assoluta autonomia e indipendenza rispetto alle singole situazioni in atto sul territorio”.
L’11 dicembre la neopresidente accoglie i rilievi in arrivo da Roma e scrive, in relazione alla lettera “darò priorità, da qui in avanti, all’azione per arrivare quanto prima alla adozione del nuovo “statuto e dare alla associazione i suoi organi onde consentire il tempestivo avvio di un’azione efficace e a tutto campo”.
Ancora l’11 dicembre il nuovo colpo di scena con le dimissioni di Eliseo Zanasi. Il contenuto della lettera giunta sui tavoli romani non lascia molto spazio a interpretazioni e commenti: “Egregi Probiviri,
faccio riferimento agli ultimi accadimenti riguardanti Confindustria Lecce ed in
particolare alle due missive trasmesse agli associati dalla neoeletta presidente
Chiara Montefrancesco. Tralascio ogni commento sui contenuti, assolutamente non condivisibili ed irriguardosi del rispetto dovuto alle regole ed allo stile confindustriale.
Desidero, con la presente, sottolineare e censurare il comportamento della presidente nei confronti del sottoscritto, che si era adoperato anche per definire un percorso condiviso di informazione e coinvolgimento degli associati”.
Fabiana Pacella