La sezione leccese del Tribunale Amministrativo Regionale, accogliendo il ricorso di Acquedotto Pugliese SpA, ha annullato l’ordinanza del Comune di Nardò, con cui veniva rispristinata l’erogazione idrica a beneficio di alcuni condomini morosi, in contrasto col provvedimento di sospensione messo in atto da AQP.
Una sentenza che, in realtà, si aggiunge a diverse altre, emanate, in casi analoghi, sia dal tribunale ordinario che da quello amministrativo, confermando, ancora una volta, la correttezza dell’operato dell’azienda, ispirato al principio di “buona fede contrattuale”, e stigmatizzando l’artificiosità delle pretese dei ricorrenti.
La sentenza del Tar di Lecce, in realtà, fa giustizia di un aspetto più particolare del complesso e variegato contenzioso, che oppone, tal volta, i clienti all’Acquedotto, stabilendo il principio che le amministrazioni comunali -in questo caso quella di Nardò- non possono ricorrere all’uso dell’ordinanza “contingibile e urgente”, essendo estranee al rapporto contrattuale gestore-utente, per vietare al gestore del servizio idrico l’interruzione della fornitura nei confronti di singoli utenti morosi. Con il deprecabile corollario di impedire, di fatto, al medesimo gestore di azionare i rimedi di legge, tesi ad interrompere la somministrazione di acqua nei confronti di utenti non in regola con il pagamento della prevista tariffa.
Il pronunciamento del Tar prevede, inoltre, la condanna del Comune di Nardò a corrispondere all’AQP le spese della fase cautelare per un ammontare di 1.500,00 euro.