La magia del cinema va ben oltre ciò che vediamo proiettato sul grande schermo.
Ogni film è il risultato del lavoro e dei sogni di persone che hanno sfidato le convenzioni sociali dando voce e forma a storie che altrimenti nessuno avrebbe conosciuto.
Proverò a raccontare il cinema dal punto di vista di chi, da sempre, considera la macchina da presa parte integrante della propria esistenza, cercando di condividere con i lettori la stessa grande passione.
Luciana (Paola Cortellesi) e Stefano (Alessandro Gassman) sono due giovani sposi che vivono ad Anguillara, in provincia di Roma. Lavoratrice entusiasta e indefessa lei, disoccupato professionista e ideatore di affari fallaci lui, trascorrono una vita serena fino al giorno in cui Luciana scopre di essere incinta e perde il lavoro.
Luciana è una donna semplice, affronta la sua vita col sorriso, guardando al prossimo con fiducia ed ottimismo, pronta ad offrire il proprio aiuto a chiunque, il matrimonio con un uomo allergico al lavoro, immaturo e guascone, non rappresenta per lei un problema perché ama incondizionatamente il genere umano e trova il buono che c’è in ogni cosa, ma la realtà le si para di fronte all’improvviso, in un climax ascendente di incomprensioni, frustrazioni, silenzi, menefreghismo ed egoismo cui fa da sfondo corale una società che non riesce a comprendere cosa stia accadendo nella testa di una donna che prende coscienza dal fatto che qualcuno le ha tolto la dignità, il futuro è un immenso punto interrogativo, che i soldi non fanno la felicità, ma sono fondamentali per vivere, che la responsabilità della vita che sta arrivando è tutta sulle sue spalle.
Parallelamente scorre anche la vita i Antonio (Fabrizio Bentivoglio), poliziotto trasferito ad Anguillara con disonore, punito perché non ha avuto il coraggio di sparare ad un sospetto di quindici anni provocando così la morte del suo giovane collega.
Due solitudini diverse, quelle di Luciana e Antonio, che si incontrano al varco, nel momento esatto in cui entrambi, in pochi secondi, dovranno prendere una decisione drastica che cambierà per sempre le loro vite, accomunati da una disarmante necessità: ritrovare la propria dignità, il proprio posto nel mondo.
Gli ultimi saranno ultimi racconta una storia comune, come tante ne accadono in questa nostra Italia che non riesce ad affrancarsi da un lungo retaggio maschilista che si ostina a proporre la gravidanza come una malattia, in cui le difficoltà economiche la fanno da padrone, in cui le donne si trovano spesso sole a gestire emozioni e dolori.
Ad una analisi più approfondita, si potrebbe ipotizzare che in realtà Gli ultimi saranno ultimi, sia una storia sull’individualismo e sulla solitudine: nessuno può fare nulla per chi è in difficoltà, nessuno può sacrificare il proprio tempo o il proprio orgoglio. Non lo può fare neppure Stefano, che “sotto padrone” non ci vuole andare, che sogna la grande svolta con investimenti azzardati, che non vede e non capisce ciò che sta accadendo finché il rischio di perdere ogni cosa, non lo obbligherà a crescere. Non possono fare nulla i colleghi di Antonio, che lo umiliano e deridono, giudicando senza capire.
Paola Cortellesi è semplicemente perfetta, un’interprete che di volta in volta conferma la sua bravura e il suo talento, credibilissima nel ruolo di donna che riprende possesso della propria vita e dignità per quel figlio che porta in grembo e che avrà il nome di suo padre, Mario, sindacalista battaglierò il cui spirito aleggia nel film sin dalle prime scene.
Alessandro Gassman, affascina a prescindere e riveste con maestria il ruolo dello scansafatiche rendendo umano un uomo che, in altri casi sarebbe risultato odioso.
Fabrizio Bentivoglio dà risalto, con la sua interpretazione, ad un personaggio che si porta dietro dolori e rimpianti, ma del quale, forse, si poteva dire di più.
Stefano Fresi, che interpreta Bruno, la guardia giurata che si occupa della sicurezza dell’azienda di parrucche presso la quale lavora Luciana, diventa protagonista grazie ad una perfomance che mette a nudo i sentimenti e la grande umanità del suo personaggio, che come accade nella realtà, si trova coinvolto, suo malgrado in una storia di dolore a disperazione con il compito di impedire che le cose volgano al peggio.
La regia si muove agevolmente, soffermandosi sui particolari, esaltandone la drammaticità con rapidi cambi di inquadratura. I dialoghi, recitati privilegiando le inflessioni tipiche del linguaggio gergale, proietta lo spettatore nella storia.
Gli Ultimi saranno ultimi nasce come piece teatrale interpretata da Paola Cortellesi, ma Massimiliano Bruno, che ha scritto e diretto il film, amplia il cast affiancando ai personaggi principali una serie di caratteri tipici della vita di provincia: gli amici, le anziane pie donne, le giovani famiglie felici, il “diverso”, la gatta morta, concedendo ad ognuno di loro il giusto spazio in cui muoversi e agire.
Massimiliano Bruno ha colto nel segno realizzando una commedia dai toni drammatici, dimostrando che, nonostante tutto, il cinema italiano gode di ottima salute a ancora può proporre storie intense, degne di essere ricordate e raccontate anche negli anni a venire.
Un applauso a Luciana, a tutte le Luciana del mondo, a tutte quelle donne che lottano con forza per affermare il proprio diritto ad esistere e vivere dignitosamente, a tutte le donne disperate, che gridano giustizia, che chiedono rispetto per se stesse e per i propri figli, perché alla fine di questo film qualche lacrima scende e non si ha voglia di nasconderla, perché Gli ultimi saranno ultimi racconta una storia vera che indigna e tocca tutti.
Claudia Forcignanò
