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Palpeggiamenti e abusi sulla figlia per nove anni: assolto un impiegato

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AULA DI TRIBUNALE 2TREPUZZI (Lecce) – Per anni ha vissuto con l’etichetta di essere un padre orco. Fino alle scorse ore quando è arrivato il verdetto: un impiegato di Trepuzzi è stato assolto con formula piena dall’accusa di avere costretto la figlia ad avere rapporti sessuali per nove lunghi anni. La sentenza è stata pronunciata dai giudici della seconda sezione collegiale (Presidente Roberto Tanisi). Non è stata così accolta la richiesta di condanna ad otto anni di reclusione. La stessa pubblica accusa aveva riqualificato l’iniziale reato di atti sessuali con minorenni in violenza sessuale aggravata limitando i fatti solo ad alcune condotte rispetto al capo d’imputazione originario.

Gli episodi risalgono al lontano 2000 quando la persona offesa aveva soltanto sette anni. Nel capo d’imputazione si fa riferimento a palpeggiamenti, massaggi e rapporti orali in acqua e in casa. Dopo la denuncia il sostituto procuratore Carmen Ruggiero (titolare del fascicolo d’indagine) dispose l’ascolto della giovane con le garanzie di legge. La presunta vittima confermò gli abusi tenendo comunque conto che all’epoca la ragazzina (poco più che una bambina) non poteva avere un linguaggio appropriato come adesso. Ad istruttoria chiusa la persona offesa è stata sentita con il 507. Ed in quella sede precisò che la condotta del padre si era limitata ad alcuni toccamenti e che non c’era stato sesso orale ma solo un tentativo. Tanto che il pubblico ministero riqualificò l’iniziale accusa di atti sessuali con minorenni in violenza sessuale aggravata.

L’avvocato dell’imputato Francesco Tobia Caputo ha sostenuto che l’intera vicenda nasceva da una denuncia fantasiosa della ragazza per sottrarsi al padre “colpevole” di non farle più vedere l’amichetto dopo una fuitina notturna. C’è infatti un momento spartiacque nell’intera vicenda e che, alla luce della decisione dei giudici, appare decisivo. Il padre e la madre vanno in caserma per denunciare il fidanzatino della figlia dicendole che non avrebbe mai più potuto vedere l’amico. Immediatamente dopo la denuncia sporta dai genitori la ragazza spiffera ai carabinieri i racconti dei presunti abusi subiti per mano del padre. La minore viene anche allontanata di casa e affidata ad una famiglia di parenti. Per i giudici, probabilmente, nel corso dell’istruttoria dibattimentale non sono stati acquisiti riscontri alle dichiarazioni della parte civile. Inoltre la ragazza si sarebbe contraddetta tra quanto sostenuto in denuncia e le dichiarazioni rilasciate in aula. Da qui la decisione di assoluzione dei giudici e la fine di un incubo per un conosciuto e stimato impiegato.

F.Oli. 


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