SQUINZANO (Lecce) – Scovato grazie alle intercettazioni telefoniche estese su una fitta rete di fiancheggiatori del boss in fuga. Emergono ulteriori dettagli sulla cattura di Patrizio Pellegrino, il 44enne di Squinzano, arrestato venerdì pomeriggio dalla polizia tedesca (la famigerata Bfk) nella stazione ferroviaria di Monaco di Baviera. Il figlio dell’ergastolano Zù Peppu è stato scovato proprio grazie a chi gli ha fornito protezione in tutti questi mesi. Seguendo i movimenti dei fiancheggiatori la polizia ha ricostruito i fili di una ragnatela in cui è rimasto impigliato il latitante. Pellegrino si era stabilizzato a Monaco già da tempo e si rifugiava in un appartamento in un elegante quartiere della città bavarese. L’appartamento era stato localizzato dalla polizia teutonica. E subito dopo l’arresto gli investigatori hanno anche eseguito una perquisizione in casa senza trovare soldi o droga. Gli investigatori non hanno ancora accertato se il 44enne di Squinzano vivesse da solo o spalleggiato da qualche suo fiancheggiatore.
L’indagine è stata appena avviata e per avere un quadro dell’attività investigativa più preciso bisognerà attendere il rientro in Italia di Pellegrino che, finora, non ha collaborato. Nella giornata di sabato, infatti, l’ex latitante è stato interrogato dall’Autorità tedesca ma ha preferito fare scena muta. Nel frattempo, nei prossimi giorni verrà avviata la procedura di estradizione. Le indagini, coordinate dal Ros di Lecce, dovranno ora risalire alla folta pattuglia di fiancheggiatori che ha permesso a Pellegrino di rimanere nell’ombra per oltre 365 giorni. Tra chi ha fornito supporto logistico all’ex latitante ci sarebbero anche compaesani emigrati in Germania già da tempo. Il 44enne era ormai uccel di bosco dallo scorso 11 novembre quando sfuggì al blitz “Vortice Déjà-vu”. Da allora le sue tracce si erano perse in diversi paesi d’Europa. Così come quelle del fratello Antonio, arrestato a maggio, al confine tra Ungheria e Romania.
F.Oli.