SQUINZANO (Lecce) – Un autentico funambolo della fuga, pronto a cambiare continuamente nascondiglio facendo affidamento su una rete di fiancheggiatori di origini salentine. Emigranti compaesani al soldo del latitante in terra tedesca. Così, per oltre un anno, Patrizio Pellegrino è riuscito a sfuggire alle maglie della giustizia. Sul 44enne di Squinzano pendeva un mandato di cattura europea per le operazioni “Vortice Déjà-vu” dell’11 novembre di un anno fa (quando il figlio dell’ergastolano Zù Peppu sfuggì all’estero) e “White Butcher” eseguita ad aprile dalla Guardia di Finanza di Brindisi.
La cattura del 44enne, mai come in questi casi, è stato il frutto del coordinamento avviato da mesi dalle forze dell’ordine salentine in stretta sinergia con gli investigatori tedeschi. Già da tempo, infatti, i carabinieri del Ros di Lecce avevano acquisito la certezza che il latitante salentino si nascondesse proprio in Germania. Già da quest’estate. Al di là delle Alpi Pellegrino si sentiva sicuro. Con un passaporto falso, una nuova identità ed una fitta rete di fiancheggiatori disponibili a fornirgli ospitalità. Così, quando è stato fermato venerdì mattina dagli agenti della Bka (la polizia federale tedesca) nella stazione ferroviaria di Monaco di Baviera il 44enne ha ostentato una certa tranquillità. Pellegrino ha calato un passaporto falso come se fosse effettivamente un cittadino rumeno, ha cercato di depistare le indagini esprimendosi in un tedesco fluente ostentando una certa sicumera. Tutto inutile. Il salentino era stato riconosciuto ed è finito in manette. Per gli investigatori, però, Pellegrino non era in fuga. Forse doveva incontrarsi con qualcuno ma non doveva salire su qualche treno. Con sé non aveva alcun biglietto.
Dopo la cattura del presunto boss gli investigatori intendono smantellare la filiera dei favoreggiatori. In Germania il 44enne di Squinzano si è mosso facendo affidamento su una fitta rete di complicità ramificate sull’intero territorio. Gente del posto, italiani, ma soprattutto emigranti – in gran parte originari proprio di Squinzano – che non hanno mai spezzato i legami con la propria terra d’origine. E che non avrebbero fatto mancare il proprio supporto logistico ad un loro compaesano nonostante sul latitante pendesse un mandato di arresto europeo. Tra chi ha coperto la fuga non risulterebbero esserci parenti del presunto boss.
Ma dove ha trascorso la sua latitanza Pellegrino prima di stabilizzarsi in Germania? Anche alla luce del falso documento sequestrato al momento dell’arresto gli investigatori ritengono che Patrizio abbia trascorso un periodo della sua latitanza in Romania. Lì dove al confine con l’Ungheria si concluse la fuga del fratello Antonio il 24 maggio scorso. Ma non sarebbero mancate comparse anche in altri paesi. Intanto nelle scorse ore il 44enne è stato interrogato dalle autorità tedesche. Il presunto boss si sarebbe avvalso della facoltà di non rispondere. Nei prossimi giorni verrà attivata la procedura di estradizione per riportare Pellegrino in Italia. “Con il suo rientro il mio assistito avrà la possibilità di esercitare il proprio diritto di difesa”, dichiara l’avvocato Elvia Belmonte, “perché si tratta di procedimenti in corso e nessuna sentenza di primo grado è stata ancora emessa”.
Francesco Oliva