Sono le 4,45 del mattino del 31 maggio 1915, l’Italia è da una settimana in guerra contro l’Impero Austro–Ungarico. Le truppe del Regio Esercito sono impegnate contro il nemico lungo il fronte nord-orientale tuttavia, agli occhi dei pugliesi rimasti, le operazioni belliche sembrano geograficamente molto lontane, nonostante siano tanti gli amici ed i parenti richiamati in servizio e nonostante la flotta avversa abbia bombardato Manfredonia proprio il 24 maggio, devastandola.
A Bari i pescatori rimasti a casa sono già in mare come sempre: la guerra non ferma certo il lavoro. Sono proprio loro che osservano un piccolo idrovolante, proveniente dal mare, dirigersi verso il centro della città, sorvolandola ad un’altezza di circa 1500 metri. Contemporaneamente notano alcuni strani segnali luminosi uscire da alcune finestre, che sembrano voler guidare il pilota verso punti ben precisi del capoluogo pugliese. I pescatori pensano si tratti di un velivolo italiano e continuano il loro lavoro invece, in realtà, si tratta di un aereo nemico partito dalle basi austriache dei Balcani, probabilmente da Durazzo.
Giunto sulla stazione ferroviaria centrale, dall’aereo cade una bomba che esplode vicino alla dimora del deputato Vito Nicola Di Tullio. In seguito allo scoppio una tegola salta fuori dal suo alloggio e cade in strada, colpendo in pieno un giovane di 15 anni di nome Michele Ranieri che, come tanta gente povera e senza casa, dorme all’addiaccio sul marciapiede. Il ragazzo resta ferito gravemente e dopo poche ore spira. Subito il personale di guardia della Marina Militare da l’allarme, mentre le unità ciclistiche provvedono ad avvertire la popolazione dell’imminente pericolo.
Nel frattempo l’aereo nemico vira su via Crisanzio e lascia cadere un secondo ordigno. In seguito all’esplosione resta ferito uomo: Vito Foggetti, viene ucciso un cavallo e danneggiate alcune attrezzature agricole, poi con un’ulteriore deviazione si porta sul Picone, dove sgancia una terza bomba che non arreca danni. In seguito il pilota si dirige prima sul Palazzo del Governo, poi sulla stazione radio, senza effettuare nuovi attacchi, quindi devia a sud verso Mola. Con un’ulteriore correzione di rotta, si dirige a nord e giunge su Molfetta, dove lascia cadere quattro ordigni che uccidono un operaio e feriscono una donna.
Bari intanto è in preda al panico, la gente corre per le strade urlando in preda a crisi isteriche, mentre vengono confermate le testimonianze di segnali luminosi provenienti da alcune finestre. Subito nasce il sospetto della presenza di spie nemiche in città e le autorità adottano provvedimenti per la sicurezza dei cittadini, invitandoli denunciare le persone sospette di essere agenti segreti nemici.
Cosimo Enrico Marseglia