GALATINA (Lecce) – Erano finiti sotto inchiesta per falso ideologico e truffa aggravata ma per cinque insegnanti la vicenda giudiziaria si è chiusa con un nulla di fatto: Maria Grazia Mi, 50, di Calimera; Antonica Clelia, 65 anni, di Galatina; Donno Santo, 49, di Cutrofiano; Congedo Lorenzo, 50, di Sogliano Cavour e Gallo Pietro Vincenzo, di Bagnolo. L’accusa era grave: i professori erano indagati per alcuni fatti accaduti negli anni scolastici 2007/08 e 2008/09, quando hanno prestato servizio presso l’Istituto Commerciale e per il Turismo “Michele La Porta” di Galatina e si sono occupati dei P.O.N., progetti finanziati con fondi strutturali europei.
L’avviso di conclusione delle indagini preliminari contestava a tutti gli indagati di essersi procurati, con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, agendo in concorso fra loro, un ingiusto profitto inducendo in errore il MIUR anche per mezzo di false attestazioni. Nell’avviso compariva anche il Dirigente Angelo Rampino, noto alle cronache anche per essere stato il Preside della scuola “Morvillo Falcone” di Brindisi, teatro della strage del maggio 2012). Da quel giorno, gli insegnanti, tramite il proprio avvocato Gabriele Russo, si sono attivati per dimostrare la loro estraneità ai fatti contestati.
La battaglia legale si è conclusa con il decreto di archiviazione disposto dal gip Giovanni Gallo, che ha condiviso le ragioni esposte nella richiesta di archiviazione del pm Massimilino Carducci, il quale ha stralciato la posizione degli insegnanti, attestando che «all’esito delle indagini preliminari, cosi come completate dalla documentazione prodotta dalla Difesa è emerso che il fatto non è ascrivibile agli indagati. Le argomentazioni svolte dalla Difesa, corroborate dall’integrazione documentale apportata, hanno consentito di ricostruire in modo più puntuale, anche in termini giuridici, la procedura, così potendosi concludere per l’estraneità dei docenti».
«Sono veramente soddisfatto per i miei assistiti, per i quali è finito un incubo durato oltre un anno» dichiara l’avvocato Gabriele Russo. «Grazie alla disponibilità degli inquirenti, siamo riusciti a dimostrare come le accuse rivolte loro fossero frutto di superficiali e fuorvianti attestazioni proprio degli ispettori del MIUR che meglio di chiunque altro avrebbero dovuto conoscere le procedure amministrative».