LECCE – Tangenti, raccomandazioni, assunzioni in odor di Scu, regali a Natale per svariate decine di migliaia di euro e un vorticoso giro di soli. Sulla gestione degli appalti per la raccolta ed il trattamento dei rifiuti dell’Ato Le/2 la Procura ha alzato il velo su una serie di operazioni opache compiute su più livelli. Il procuratore aggiunto Antonio De Donno ha chiuso un corposo fascicolo d’indagine su una gestione ritenuta “ballerina” dagli inquirenti relativamente agli appalti legati all’Ato Le/2 degli anni scorsi.
Complessivamente sono nove gli indagati e non mancano i nomi eccellenti: Silvano Macculi, 49 anni, di Botrugno, presidente dell’Ato Le/2; il dirigente di Palazzo Carafa del settore Ambiente, Fernando Bonocuore, 50 anni, di Lecce, nel ruolo di responsabile unico del procedimento delle gare d’appalto dell’Aro4 (Ambiti di raccolta ottimale) e dell’Aro6 dell’Ato Le/2; Anna Maria Bonocuore, 40, di Lecce; Valerio Contaldo, 59 anni, di Galatina, sindacalista; Giorgio Rausa, 63 anni, di Poggiardo, funzionario della Provincia; Giovanni Biasco, 59 anni, di Botrugno; Riccardo Bandello, 45 anni, di Otranto; Emanuele Borgia, 51, di Maglie, Dec dell’Ato Le2; Luana Greco, 45, di Tricase, responsabile tecnico dell’Ato Le/2.
Le accuse, a vario titolo, ipotizzate sono di tentata e consumata concussione, estorsione falso. Le attenzioni del carabinieri del Nucleo Investigativo di Lecce si sono soffermate sulla gara d’appalto del 16 ottobre del 2007 per l’assegnazione della raccolta dei rifiuti per le Aro 4 e 6. Macculi si sarebbe fatto consegnare circa un milione di euro prima della gara dalla ditta Lombardi Ecologica e dalla Cns Supernova Società Cooperativa riunite in Ati e da Gianluigi Rosafio.
Le carte dell’inchiesta svelano i passaggi delle somme di denaro. 335mila euro a carico di Rosafio che, a suo volta, avrebbe girato 300mila euro alla Lombardi Ecologica per l’ulteriore consegna a Macculi in più tranche tra il 2009 e il 2012; 35mila euro consegnate dalla coniuge di Rosafio, tra dicembre 2010 e gennaio 2011. Per le carte dell’inchiesta, poi, Macculi avrebbe costretto Rosafio ad affidare ad una cooperativa a lui riconducibile la manutenzione del verde pubblico e a versare per il contratto 300mila euro.
Sempre il Presidente dell’Ato Le/2, insieme a Biasco e Bandello, avrebbero costretto Rosafio e la moglie ad assumere nella propria azienda 23 persone da loro “suggerite” sotto la minaccia di ritorsioni consistite nell’applicazione di penali arbitrarie sul canone per la gestione del servizio e ritardi nei pagamenti. Bonocuore, invece, avrebbe invece preteso 10mila euro per sbloccare un pagamento e di aver favorito insieme a Macculi l’affidamento alla società Bit (quella ritenuta a lui riconducibile) nell’affidamento di subappalto che le avrebbe garantito entrate annue di poco meno di 160mila euro per nove anni.
Queste le principali accuse (altre sono contenute in un altro articolo) contenute nell’avviso di conclusione delle indagini preliminari che, è bene precisare, non corrisponde ad una sentenza di colpevolezza ma un passaggio necessario per un confronto giudiziario che ora attende la versione dei singoli soggetti coinvolti. Gli indagati sono difesi, tra gli altri, da Salvatore Corrado, Giuseppe e Michele Bonsegna, Riccardo Giannuzzi e Alessandro Distante.
F.Oli.