Spietato, sanguinario e sospettato di aver ammazzato uno studente modello scambiato per un killer. Corsi e ricorsi storici della guerra di mafia riaffiorano da archivi e carte processuali ormai ingialliti dal tempo. Anni fa, quando Fabio Perrone era un giovane poco più che maggiorenne, l’evaso in fuga si sarebbe macchiato di un grave fatto di sangue. Sulla scorta delle dichiarazioni dei pentiti Dario Toma e Antonio Cagnazzo (quest’ultimo deceduto) sarebbe stato proprio l’ergastolano l’autore dell’omicidio di Mauro Maniglio, uno studente brindisino, ucciso per errore a Casalabate il 13 agosto del 1992. Per questo delitto è stato condannato all’ergastolo, in via definitiva, Giuseppe Perrone, cugino dell’evaso nonostante le dichiarazioni dei pentiti avessero indicato “Triglietta” come l’esecutore materiale di quella spietata esecuzione.
A parlarne fu soprattutto Dario Toma (l’ex braccio destro del boss Gianni De Tommasi), considerato dagli inquirenti il più importante collaboratore della quarta mafia per via di una riconosciuta attendibilità. Il 46enne di Campi Salentina raccontò ai magistrati che il killer di Maniglio fu Fabio Perrone. Il giovane brindisino sedeva sul sellino posteriore di una motocicletta guidata dal cugino sul lungomare di Casalabate e venne ferito a morte da un colpo di pistola. Le voci narranti della Scu di allora parlavano anche di un intervento del boss Gianni De Tommasi. Il capobastone avvicinò Perrone sollecitandolo a confessare l’omicidio ma “Triglietta” prese tempo. Voleva attendere l’esito del processo di primo grado a carico del cugino. Poi non se ne fece più nulla. Dopo le rivelazioni dei pentiti, gli avvocati difensori di Giuseppe Perrone chiesero la revisione del processo. L’istanza, però, fu dichiarata inammissibile per mancanza di oggettivi riscontri. E probabilmente sta scontando il carcere a vita al posto del cugino.
Ma chi era Mauro? Doverosa una premessa: il giovane non aveva alcun legame con apparati criminali del periodo. La vittima era uno studente modello e figlio unico di una famiglia che tuttora risiede nel rione Casale di Brindisi. Il ragazzo aveva brillantemente sostenuto l’esame di Terzo Liceo e quella sera stessa sarebbe dovuto partire con gli amici in campeggio. Qualche ora prima, però, Maniglio venne scambiato per un killer e ammazzato con le modalità che si riservano ad un criminale incallito. Alla giovane vittima della quarta mafia è stato anche intitolato un parco nel rione Bozzano sempre nel capoluogo adriatico.
Ventitre anni fa così come oggi le strade di Casalabate sono ritornate al centro delle cronache locali e non solo. Proprio nella marina a nord di Lecce si sono concentrate almeno inizialmente le ricerche per stanare l’ergastolano e anche nelle ultime ore (come riportiamo in un altro articolo). Lì dove, al confine con la provincia di Brindisi, Perrone venne scovato il 24 marzo di un anno fa poche ore dopo aver compiuto l’omicidio di Fatmir Makovic in un bar di Trepuzzi. Un delitto, quest’ultimo, su cui non ci sono dubbi: l’autore è stato Fabio Perrone indicato anni fa da due collaboratori come il killer di una vittima innocente della Scu.
Francesco Oliva