BRINDISI – Soldi e mozzarelle per le “soffiate”. Ma anche olio e ricariche telefoniche.
Tutto è nato dal rapporto particolare che un agente “infedele” aveva con un imprenditore edile, al quale il primo indicava giorno e ora per evitare i controlli della Forestate e poter scaricare i rifiuti nelle campagne, in tutta tranquillità. Le intercettazioni telefoniche , tuttavia, ha presto portato alla luce altri reati, con altre guardie finite nei guai per avere usato per scopi personali il cellulare di servizio o avere timbrato la presenza sul posto di lavoro, per poi andare da tutt’altra parte.
Con le accuse di corruzione per atti contrari ai doveri di ufficio e rivelazione di segreto di ufficio, nonché concorso in abbandono incontrollato di rifiuti, peculato, falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale, abuso d’ufficio e truffa aggravata ai danni dello Stato, i carabinieri della Compagnia di Brindisi hanno arrestato sei persone: in carcere sono finiti l’imprenditore barese Vittorio Greco, di 55 anni, e la guardia forestale Gianfranco Asciano, 41enne di Brindisi, mentre ai domiciliari sono stati ristretti i due ostunesi Massimo e Giovanni Rosselli, di 41 e 45 anni, ed i due salentini Domenico Galati, 40enne di Tricase e residente a Surano, e Giovanni Bray, 37enne di Martignano. Altre tre persone risultano indagate a piede libero.
L’indagine dei militari, coordinata dal pm Milto De Nozza, è stata avviata nel 2013, quando intercettazioni e pedinamenti hanno consentito agli investigatori di scoprire la presenza di una guardia “infedele”, che avrebbe indicato all’imprenditore Greco orari e zone in cui i colleghi avrebbero eseguito controlli nelle campagne, per consentirgli di scaricare i rifiuti provenienti dalle lavorazioni edilizie. Come contropartita per quelle “preziose” informazioni, la guardia avrebbe ricevuto un totale di 2mila euro in contanti (50 euro per ogni sversamento) ma anche mozzarelle, olio e ricariche telefoniche.
Nel prosieguo dell’attività investigativa, i militari hanno accertato la presenza di altre quattro guardie (tutte finite ai domiciliari), che si sarebbero rese protagoniste di altri reati. In particolare, due agenti avrebbero utilizzato i telefoni di servizi per scopi personali. Altri due, invece, sarebbero stati sorpresi mentre timbravano l’ingresso a lavoro, per poi fare altro.

















