CATANZARO – Ecco il secondo tempo che non ti aspetti, o meglio che non vorresti più vedere e invece ti si ripropone come sei giorni fa contro il Monopoli. Ecco una di quelle partite in cui il fattore “C” ti abbandona e gli errori commessi, poi alla fine vengono puniti. Ecco la latitanza totale di un attaccante, Curiale, che seppur goleador di fama, da quando è in giallorosso, oltre a non segnare, in campo il più delle volte complica il lavoro dei compagni invece di facilitarlo, gravando su Moscardelli costretto agli straordinari. Si, sfortuna tanta, come in occasione dell’autogol dopo il rimpallo rocambolesco sulla respinta di Perucchini, ma quante recriminazioni? Quando giochi in casa dell’ultima in classifica e hai l’occasione di agganciare la vetta dopo essere passato in vantaggio, a volte la sfortuna rimane solo l’amaro appiglio di una sconfitta scottante. Non è successo nulla, per carità il campionato è lungo, lunghissimo e la classifica è ballerina, ma ancora una volta è netta la sensazione di non essere riusciti a sfruttare al massimo i favori o le pressioni dei risultati delle dirette contendenti, coì giusto per provare ad alzare l’asticella e puntare dritto all’obiettivo.
“Squadra che vince non si cambia”, squalifiche a parte, Braglia conferma la formazione di lunedì sera e schiera un 4-4-2 di partenza con Perucchini tra i pali. Davanti al portiere imbattuto da tre turni una difesa a quattro con Lepore a destra, Gigli e Cosenza centrali, Legittimo a sinistra. A centrocampo assenze importanti. Con Papini squalificato e Salvi ancora alle prese con un infortunio fastidioso, in mediana de Feudis fa coppia con Suciu. Sugli out confermati Vecsei e Doumbia. In attacco fiducia al tandem Moscardelli-Curiale, con quest’ultimo ancora a secco di gol dopo nove giornate e 387 minuti giocati in sei presenze. Surraco tornato in gruppo si accomoda in panchina.
Erra, anch’egli come Braglia subentrato in corsa sulla panchina della squadra fanalino di coda del girone, ha avuto poco tempo a disposizione per lavorare con la rosa e opta per un 4-2-3-1, con Razzitti solo lì davanti a insidiare la solida difesa salentina e il terzetto Mancuso, Foresta (recuperato in extremis) Taddei alle sue spalle. Bernardi, Moi, Ricci e Squillace a protezione dell’estremo difensore Grandi. Giampà e Maita a fare scudo sulla linea mediana.
Pronti, via e il Lecce entra sul terreno di gioco, sul quale compromise letteralmente l’esito della passata stagione e sul quale non vince da trentadue anni, con la giusta convinzione. Favorito dai pronostici si spinge in attacco sin dai primi secondi, vuole fare sua la partita e impone il proprio gioco.
Un minuto dopo il quarto d’ora del primo tempo, su punizione dalla sinistra di Legittimo, conclusione diretta in porta del terzino casaranese. Grandi respinge con i pugni anticipando la testa di Moscardelli, il pallone finisce sulla traiettoria di Doumbia e tutto solo al volo di prima da fuori area, indovina l’angolo giusto alla destra dell’estremo difensore calabrese. Uno a zero per il Lecce. Vantaggio dei salentini, primo gol in campionato del francese alla sua preda preferita e quattordicesima imbucata subita dai padroni di casa.
Undici minuti più tardi, l’ariete lombardo del Catanzaro, Razzitti si libera della marcatura di Cosenza nascondendo la palla e puntando dritto verso Perucchini. Solo davanti al portiere del Lecce spara altissimo sopra la traversa e sciupa un limpida occasione per pareggiare i conti. Conclusione che poi si rivelerà l’unica dei primi quarantacinque minuti da parte delle aquile giallorosse.
La difesa del Catanzaro fatica e subisce l’iniziativa dei salentini propensi a colpire quando ne hanno l’occasione. Gli uomini di Erra fanno quello che possono e molto spesso si rifugiano in angolo o in fallo laterale per evitare guai peggiori superando a fatica il centrocampo dei lupi giallorossi.
Curiale a tu per tu con il portiere avversario ancora un volta tocca uno dei pochi palloni giocati, stenta e sembra impacciato. Per sua fortuna però l’ennesima chiara occasione da gol sciupata, era stata interrotta dal fischio del direttore di gara per gioco falloso ai danni del difensore di casa. Per cui l’azione rimane nell’anonimato e non entrerà neppure nel racconto degli highlights post partita.
Il Lecce amministra il vantaggio e quando può si propone anche da calcio piazzato con Moscardelli che prova a ripetersi, Grandi alza sulla traversa.
Dopo un minuto di recupero il direttore di gara manda tutti negli spogliatoi con il Lecce in vantaggio e due calciatori (uno per parte) finiti sul taccuino degli ammoniti: Berardi per il Catanzaro(8’ del 1t) e Lepore per il Lecce (19’ del 1t)
Appena cinquanta secondi del secondo tempo e il Lecce, come annebbiato pasticcia in difesa, pallone che taglia l’area da sinistra a destra, Perucchini si attarda nell’uscita in attesa dell’intervento di uno dei suoi difensori, che non arriverà mai, mentre Giampà, tutto solo non manca l’appuntamento e perfora la difesa dei giallorossi salentini dopo 225 minuti di imbattibilità.
La squadra di Braglia sembra la brutta copia di quella vista nella prima frazione e come già accaduto altre volte dopo il break subisce l’iniziativa degli avversari, apparsi fino a quel momento una squadra senza anima.
Al 51’ Mancuso ha sui piedi addirittura l’occasione per ribaltare il risultato. Solo tanta paura per il Lecce e pallone oltre la linea di fondo.
Dieci minuti più tardi, Taddei di testa prova a girare, Perucchini non ci arriva e la sfera sfila alla destra del palo.
Il Lecce non riesce ad organizzare la manovra offensiva, il centrocampo andrebbe irrobustito e Braglia pare aver perso la bussola. Il tecnico toscano allora ridisegna l’assetto tattico dei suoi. Difesa a tre e centrocampo a cinque. Dentro Freddi per un non pervenuto Curiale. Surraco (al rientro dopo tre settimane) al posto dell’ungherese Vecsei.
Venti minuti della ripresa, Lepore sul filo del fuorigioco, a due passi dalla linea di fondo avversaria, mette a terra un pallone difficile da controllare. Cross al centro, conclusione di Doumbia, vicino alla sua doppietta personale (come nella partita di andata dello scorso anno al Via del Mare), vede negarsi il gol da Grandi attento a respingere la conclusione al volo del francese, fotocopia del tiro valso il vantaggio al sedicesimo.
Al 73’ altra palla-gol per la squadra ospite. Tiro dalla bandierina, Cosenza di testa non inquadra la porta.
Quattro minuti più tardi il gol che non ti aspetti. Protagonista lo stesso centrale di difesa del Lecce. Il neo-entrato del Catanzaro, Agodirin tira in porta dopo aver dribblato Legittimo, Perucchini con i pugni respinge al volo. Rimpallo sfortunato e pallone che si infila in rete dopo essere sbattuto sul corpo di un incredulo Cosenza pressato da Razzitti.
Braglia cambia ancora, le tenta tutte pur di pareggiare. Dopo aver accarezzato l’idea di incassare la quarta vittoria consecutiva fa uscire proprio Cosenza per Carrozza proponendo una squadra disperatamente più offensiva.
Quando mancano cinque minuti al 90’, ancora Doumbia inquadra lo specchio della porta dalla distanza. Il numero sette del Lecce incrocia, ma il destro sfiora il palo e si stampa si cartelloni pubblicitari.
L’apoteosi di “una serata no” si concretizza con Carrozza. Il gallipolino ci mette del suo e con la porta spalancata davanti a se punta alle stelle e fa calare la notte al secondo giro di lancetta dei cinque concessi per l’extra-time.
Poco dopo il fischio finale del direttore di gara capitolino sancirà la prima sconfitta dell’era Braglia. La terza dall’inizio del campionato. Il Lecce si ferma e sprofonda al settimo posto in classifica. Con una mano sulla fronte guarda la capolista Casertana ormai lanciatissima ormai a più sei dai salentini.
La scaramanzia nel calcio centra in buona parte e sarà pure che forse sul Ceravolo aleggi una certa maledizione ma a volte sarebbe bene non pensarci, magari provando a giocare a calcio come lo si è fatto per i quarantacinque minuti iniziali, facendo le cose semplice e basilari del gioco calcio.
Dario Sanghez