COPERTINO (Lecce) – Uccise pianificando l’omicidio ma non fu un’esecuzione dettata dai classici futili motivi. Diciotto anni di carcere con l’accusa di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e detenzione di arma con la concessione delle attenuanti generiche così come richiesto dalla difesa. E’ la condanna inflitta nel giudizio abbreviato a Luigi Margari, il 35enne di Copertino, l’omicida reo confesso di Fabio Frisenda, di due anni più giovane. La sentenza è stata pronunciata dal gup Antonia Martalò poco dopo le 14,30. Una sentenza “mite” se si considera che, il 15 ottobre scorso, il pubblico ministero Guglielmo Cataldi aveva invocato l’ergastolo per Margari senza concedere le attenuanti generiche. Proprio come ribadito, con assoluta fermezza, questa mattina dalla collega Stefania Mininni prima che il giudice si ritirasse in camera di consiglio. La scelta del rito alternativo, però, ha consentito all’imputato di beneficiare di uno sconto di un terzo della pena livellando il conto finale dai 27 ai 18 anni finali.
Nelle sue arringhe dall’avvocato difensore Elvia Belmonte, quel giorno Margari non voleva uccidere. L’omicida ha sempre rinnegato la propria azione, costituendosi ai carabinieri dopo pochi giorni nonostante la pesante accusa e ha collaborato da subito con le forze dell’ordine per far ritrovare l’arma. Per una revisione della sentenza se ne riparlerà in Appello in attesa del deposito delle motivazioni. Il giudice ha comunque disposto una provvisionale di 10mila euro per le parti civili (il padre, la madre e i due fratelli della vittima) assistite dagli avvocati Giovanni e Gabriele Valentini e Mina Celestini.
L’omicidio risale al 4 luglio dello scorso anno in una campagna alla periferia di Copertino dove sorge una fabbrica per la produzione di infissi. Frisenda, all’epoca, si trovava ai domiciliari. Era autorizzato dal giudice del Tribunale di Sorveglianza a lavorare presso la ditta di infissi dalle 7,30 alle 16. E quel giorno di inizio estate in tarda mattinata Margari giunse a bordo della propria auto nelle vicinanze del capannone dell’azienda. La vittima intuì di essere finito in un’imboscata. Tentò una fuga ma venne raggiunto da un colpo di pistola al cuore. Margari rimase uccel di bosco per due giorni. Dopo 48 ore si costituì presso la caserma dei carabinieri della Tenenza di Copertino. Nel corso dell’interrogatorio l’omicida svelò il movente: presunte avances rivolte da Frisenda alla compagna mentre si trovava in ospedale. Il killer reo confesso ha sempre negato di aver voluto uccidere il 33enne. Nei suoi propositi si sarebbe dovuto trattare di un avvertimento affidato alla canna di una pistola. Ed invece per terra rimase un morto ed un lenzuolo allungato sul corpo del giovane.
Per la Procura, alla base dell’omicidio non ci sarebbe stata alcuna vendetta per le lusinghe riservate da Frisenda alla fidanzata di Margari. I reali motivi, mai emersi, sarebbero riconducibili al sottobosco della criminalità locale. Risalirebbero anche ripetuti rimproveri di Frisenda al fratello perchè questi frequentava Margari. E poi ci sarebbe un retroscena che risale ad alcuni giorni prima quando l’omicida si sarebbe recato in casa di un dirimpettaio della vittima (anch’egli ai domiciliari) con l’intenzione di sparargli. Frisenda sarebbe uscito di casa e avrebbe urlato a Margari di “vedersela con lui e non con i ragazzini”. Da qui il rancore covato dall’imputato nei confronti di Frisenda con un rigurgito di violenza. Margari si sarebbe presentato alcuni giorni prima nei pressi dell’azienda in cui il suo “obiettivo” lavorava. L’omicida chiese informazioni ad un residente per sapere se la ditta effettivamente sorgeva in quella zona. Il venerdì seguente ritornò questa volta armato per regolare definitivamente i conti. Sullo sfondo, però, rimangono ancora tanti dubbi: il movente e l’eventuale presenza di un complice (nonostante dalle immagini dei video emerga la presenza di una sola persona) sulla scena del delitto nonostante Margari abbia sempre dichiarato di aver agito da solo quel giorno in cui il canto delle cicale venne interrotto dal crepitio delle armi.
Francesco Oliva