LECCE – Si sa che trascorrere delle serate tra amici è anche un buon anestetico contro la monotonia delle giornate invernali, inoltre Lecce è una città universitaria e l’afflusso di studenti da tutta la provincia e dall’estero, si pensi ai movimenti Erasmus organizzati dall’Università del Salento, la rendono ancora più viva, quasi al pari delle grandi città.
Da qualche anno, però, si assiste a fenomeni non del tutto consoni, né alla vita universitaria, né ad una città di tutto rispetto come la città leccese. Questo perché non sono occasionali le situazioni che creano forte disagio all’ordine civile e soprattutto, creano disturbo alla quiete pubblica: schiamazzi, clacson, urla, musica ad alto volume, provenienti anche da luoghi in cui l’effusione di rumori notturni non sono strettamente connessi all’esercizio delle attività.
Va aggiunto, inoltre, che non mancano disordini e comportamenti ben lontani dal vivere civilmente, quali bottiglie di vetro sui marciapiedi e c’è chi approfitta per rilasciare i propri bisogni fisiologici davanti ai cassonetti della raccolta differenziata.
Del tutto vane sarebbero, poi, le richieste di intervento alle forze dell’ordine, le quali sembrano piuttosto infastidite dalle sollecitazioni dei cittadini. La situazione, in questo modo, diviene ancora più grave, quando chi dovrebbe far rispettare le leggi si presenta poco solerte o apatico.
L’art. 659 c.p. del codice penale prevede che chiunque, mediante schiamazzi o rumori, ovvero abusando di strumenti sonori o di segnalazioni acustiche, ovvero suscitando o non impedendo strepiti di animali, disturba le occupazioni o il riposo delle persone, ovvero gli spettacoli, i ritrovi o i trattenimenti pubblici, è punito con l’arresto fino a tre mesi o con l’ammenda fino a 309 euro.
Una fattispecie della suddetta legge tutela, in un’ottica di salvaguardia dell’ordine pubblico, il bene della quiete pubblica, ma anche quello della tranquillità privata con particolare riguardo al riposo delle persone e al tranquillo svolgimento delle loro occupazioni, come ad esempio attività lavorative che richiedono concentrazione, come lo studio e la lettura professionale.
La legge, inoltre, fissa la soglia di 35 decibel per i rumori notturni. Tale soglia, che scatta dopo le ore 24.00 e vale tutto l’anno, di fatto vieta dopo la mezzanotte feste e manifestazioni, che finiscono per superare tali valori di soglia. Su segnalazione anche di un singolo cittadino, la Polizia Municipale o i Carabinieri sono tenuti ad applicare le sanzioni per disturbo della quiete pubblica e schiamazzi notturni, nonostante i permessi del sindaco e del comune sui quali prevale la normativa nazionale.
A rispettare il quieto vivere sembrano, invece, essere gli stessi cittadini, i quali, oramai stanchi delle diverse richieste di rispetto del riposo notturno o dell’ordine pubblico, acconsentono, demotivati, continuando a subire, senza vedersi riconosciuto loro il diritto di poter svolgere degnamente la propria vita quotidiana.
S.A.