LECCE – La procedura di licenziamento è stata l’inizio della fine, anzi l’apertura della mobilità, che la Provincia non ha voluto ritirare. Quelle procedure hanno portato alla sconfitta, perché il Ministero della Cultura ha negato il finanziamento. Quei soldi sono già finiti nelle tasche di altre Ico, perché quella leccese risultava licenziata. La Provincia ha chiesto alla Regione oltre i 108 mila euro di contributo annuo dovuto e altri 438 mila euro. L’ente regionale ha fatto lavorare l’orchestra fino a ottobre, con un primo finanziamento. Oggi i lavoratori che appoggiano la linea Cisl si sono presentati davanti al Consiglio Regionale per chiedere a Emiliano i 400 mila euro necessari a tirare avanti fino a dicembre. Il governatore si è detto disponibile a collaborare, ma chiede un impegno concreto e scritto di Provincia e Comune di Lecce. Insomma, tutto come prima, nessuna soluzione concreta: solo parole, per ora. Per quanto riguarda i soldi perduti del Ministero, secondo Gabellone, è possibile fare un ricorso al Tar. Ma quei soldi non ci sono più e anche chi li ha incassati potrebbe fare ricorso. Tutto quello che accade è la controindicazione dei tagli che il governo ha inflitto alle Province, ma, secondo i sindacati, è anche il frutto di una mal gestione politica: si potevano evitare i licenziamenti.
La Cgil non partecipa alla manifestazione barese, il motivo lo chiarisce Salvatore Labriola: «Questa è tutta una speculazione politica: oggi si chiedono soldi alla Regione, ma, dopo che sono state innescate le procedure di mobilità e licenziamento, che hanno fatto perdere i finanziamenti del Ministero, è troppo tardi. La Commissione Consultiva della Musica aveva espresso parere a favore del finanziamento ministeriale nel luglio del 2015, ci sono le carte che lo provano, ma successivamente prende atto dei licenziamenti e della programmazione non iniziata». Anche la Cisl non è tenera con il Presidente della Provincia, accusato di aver fatto il ragioniere e di aver sbagliato a licenziare, però a Bari ci è andata in compagnia di Gabellone. «La Regione ha il dovere di intervenire per tutelare un patrimonio culturale che rischia la morte – spiega Antonio Bene, responsabile Cisl – Non si può più attendere». A Bari i soliti striscioni, le urla e le proteste degli orchestrali, oggi più che mai a rischio. Difficile che la Regione possa risolvere la questione, dopo il niet del Ministero, ma la speranza è l’ultima a morire.
Garcin





