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I familiari di Osama lanciano un appello: “Figlio, torna a casa. La nostra vita è distrutta”

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conferenza osamaLECCE – “Figlio mio ti vogliamo bene. Torna a casa. La vita nostra è distrutta. Siamo molto preoccupati per te. Tua madre non sta bene, non dorme né la notte né il giorno. Torna a casa”. È l’appello che Aziz Abrouk, padre del giovane Osama lancia tra le lacrime attraverso i media, affinché il ragazzino torni presto a casa.

In mattinata, nella moschea di Lecce in via Livio Tempesta, il console del Marocco Vincenzo Abbinante, l’Imam di Lecce Saiffedine, al fianco del padre e del fratello di Osama, hanno incontrato i giornalisti per lanciare un accorato appello per rintracciare il 14enne marocchino, allontanatosi da Salice Salentino mercoledì mattina, quando è salito sul treno che portava a Lecce, facendo perdere di sé ogni traccia. Al momento della sua scomparsa, il giovanissimo indossava jeans e maglietta nera, nonché un paio di occhiali da vista neri ed una collana d’argento.

Osama2Nella giornata di ieri, il procuratore Motta non ha escluso che il 14enne possa essere stato reclutato come baby-soldato. Una dichiarazione che lascia perplessi i familiari, l’Imam e lo stesso console, che invece ritengono si tratti – più che altro – di una “marachella”.

“Vogliamo ringraziare i media e le forze dell’ordine per l’ottimo lavoro sul campo nelle ricerche di Osama: facciamo appello a chiunque abbia notizie di Osama di contattare le forze dell’ordine. L’ambasciatore marocchino in Italia – dichiara ilconsole Abbinante – si associa al dolore della famiglia di Osama, nella speranza che la sua sia soltanto una “marachella”. È un ragazzo tranquillo, integrato perfettamente nella comunità di Salice Salentino, così come tutta la sua famiglia. L’appello dell’ambasciatore è che tutta la comunità italiana e marocchina sia vicina alla famiglia, nella speranza che tutto ciò possa concludersi – a lieto fine – nelle prossime ore”.

“Osama ha dimenticato il telefonino a casa come sua abitudine, portando con sé soltanto 30 euro. Altre volte si era allontanato, ma era sempre tornato a casa. È un ragazzo brillante, tranquillo, perfettamente integrato nel tessuto sociale e culturale, con ottimi risultati scolastici. Nulla ci ha mai fatto pensare a qualcosa di tragico”.

“Non escludiamo l’ipotesi della Procura – continua il console – e lasciamo che faccia le proprie indagini. Siamo qui oggi per dare un significato sociale alla famiglia, dandole il nostro massimo affetto. Le strade che la Procura e gli investigaotri stanno vagliando sono ampie, ma non per questo possiamo pensare che quello dichiarato dal Procuratore Capo Cataldo Motta sia l’unica strada da percorrere”.

“Quando ho lanciato l’appello su Facebook – dichiara invece l’Imam Saiffedine – non avevo alcuna sensazione di pericolo. Era solo un appello per chiedere il supporto del resto della comunità – che sia essa marocchina o italiana – per chiedere di diffondere la sua foto e consentire ai genitori di riabbracciarlo. Siamo fiduciosi, confidiamo che Osama possa tornare presto a casa. Il nostro è un appello nei confronti di chi eventualmente ha accolto Osama e lo sta ospitando in questi giorni. Speriamo che ritorni quanto prima, le braccia della famiglia sono aperte e aspettano soltanto di riabbracciarlo”. “È logico – continua l’Imam – che la Procura pensi ad ogni eventualità, anche alle peggiori. Conoscendo personalmente Osama, che considero un bambino appena cresciuto, però, non credo che abbia usato la religione, che viveva serenamente, per vendicarsi della società civile”.

Al termine della conferenza stampa, il console ed i familiari del giovane Osama hanno incontrato gli investigatori della Digos, per fare il punto sulle ricerche. Al momento, però, purtroppo nessuna notizia confortante, che possa far tirare un sospiro di sollievo al padre, alla madre ed ai due fratelli, che da giorni vivono quest’incubo.

C.T.


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