Angelo Pettofrezza, dopo “Gast-Arbeiter” e il “Cowboy di Calabria”, pubblicazioni dedicate a ricordi giovanili nelle atmosfere di migranti italiani in Germania, ritorna con “Erna Dassal” edito da Lupo Editore in una veste nuova, moderna, accattivante.
I protagonisti sono Luca, traduttore e consulente presso l’Ambasciata italiana a Berlino ed Erna, una donna bellissima, quarantenne, di media statura, con due occhi azzurri che spiccavano come gemme luminose sul pallore del viso appena ravvivato da un impercettibile alito di fard (p. 14).
Berlino è la culla delle storie narrate amabilmente da Pettofrezza, ma è anche la seconda patria o forse la prima, nella quale ha trascorso molti anni e alla quale città è legato ancora profondamente da vincoli parentali e amicali.
La copertina è un’immersione nell’incantevole paesaggio di Reinickendorf, un quartiere situato a nord di Berlino. Si assiste ad una natura rigogliosa, verdeggiante come l’amore che fiorisce e appassisce in questo romanzo; e si legge: «Era veramente un posto incantevole. Chissà quante volte ero passato poco lontano da lì, ma non me ne ero mai accorto. Era un laghetto circondato da alberi enormi e con alcune ramificazioni che sparivano gorgogliando tra la folta vegetazione. Sulla sinistra, una costruzione si sviluppava verso una piattaforma in legno appoggiata su palafitte; poco più in là c’era un piccolo imbarcadero» (p. 41).
Come è consuetudine nei romanzi di Pettofrezza, la scorrevolezza della scrittura è un elemento cardine, una caratteristica che induce il lettore a leggere il racconto tutto in un fiato e poi ritornare alla prima pagina, cercando di cogliere qualche nuovo aspetto, lasciandosi prendere dall’emozionante storia.
Probabilmente un incontro, come innumerevoli potrebbero accadere nella vita, è quello descritto dall’autore, in “Erna Dassal”; tuttavia, la genuinità e la magia della scrittura, per l’appunto, rendono il romanzo piacevole, leggero, unico. E la leggerezza è un ingrediente indispensabile nella società del caos odierna. La leggerezza è liberatoria e permette di immaginare diversamente da se stessi, il mondo, la propria vita: permette di uscire dalle abitudini per noi non vitali e trovare un altro modo di esistere, nel quotidiano come nella vita intera (Laura Campanello).
Così come Luca cerca nel quotidiano la leggerezza, quella di un amore che apparendo impossibile, sceglie un altro modo di viverlo. Erna è una donna bellissima, fragile e volitiva, con la quale Luca deve guardare nel suo profondo e capirne la natura del sentimento. Un sentire tormentato talmente forte, quasi ossessionante che lo condurrà ad una scelta.
“Erna Dassal” è un altro bel romanzo di Angelo Pettofrezza, forse un’autobiografia, commovente, intima, così confidenziale che ogni lettore dovrà essere discreto e porsi in una posizione d’ascolto persino fraterna.
Lungimirante poi, è la riflessione dello scrittore francese Jean Giraudoux, riportata sul libro: «Se due persone che si amano lasciano che un solo istante s’insinui fra loro, quell’istante si dilata, cresce, diventa un mese, un anno, un secolo. Diventa troppo tardi». Non è, però, mai troppo tardi per leggere “Erna Dassal” di Angelo Pettofrezza.
di Alessandra Peluso