Strepitosa, lungimirante, caotica città urbana: è in corso una grande riunione nel mega palazzo del riccone, sempre nel seminterrato.
Dopo essere stati accuratamente ricercati, i partecipanti sono stati ben accolti, ma non da Cecatason, la talpa[1], alla quale, insolitamente, è stato concesso un bel giorno di ferie. In confidenza: ne ha approfittato per andare a trovare i suoi parenti ad Acapulco.
Al simposio sono intervenuti la signora del carrozzino, con colui che aveva dato un tozzo di pane a Sam, la proprietaria della boutique, Dora, il manager senza spiccioli e il gestore del piccolo commercio di assaggini, il muto, la coppia di futuri sposini, l’ex fidanzata di Giacomo, lo scrittore del cuore, il veterinario, il panettiere e il padroncino di Fiorino; il riccone, per l’appunto, ed infine Naìka[2].
Ci sono proprio tutti, non manca nessuno a quanto pare.
“Orsù, signori. Cominciamo pure” – esordì il nababbo del palazzo – “Vi ho convocati tutti, perché ho appreso dai giornali che ognuno di noi ha avuto un’esperienza singolare con gli animali, o è in profondo contatto col creato. Bene! Questi esseri ci hanno procurato ciò che ci serviva, aiutato. Sarebbe doveroso da parte nostra fare altrettanto per loro, sempre, e, soprattutto, trovargli un alloggio. Dopotutto, se lo meritano, se lo sono guadagnato, senza chiedere nulla”.
“Ne siete convinto? Non dell’aiuto dico, ma del tipo di vita che farete fare a questi poveri animali, rinchiudendoli in una casa” – fu la replica del panettiere
“Sicuramente ho considerato la questione, ma non posso fare altro. Del resto, sarebbero più sicuri che stando per strada. C’è un unico problema!”
“Solo?” – ribatté la proprietaria della boutique – “Hai considerato la volontà delle bestiole e la pecunia che ci vuole per fare una cosa del genere?”
“Certamente!” – rispose quelli – “Si troveranno benissimo, ne sono certo”
“E ha considerato la parte economica? E non mi riferisco alla sola costruzione, ma anche al dopo” – domandò Naìka, quasi a voler risvegliare una coscienza assopita.
“Ovviamente! Costruiremo il palazzo in gran segreto e lo consegneremo durante un sabato, perché dobbiamo costruirlo prima di sabato. Si, facciamolo prima di sabato, prima che tutti i fornitori, quel giorno siano in vacanza e per tutti i sabati che verranno. Immaginate che succederebbe per vernici, cucce, e tante altre cose ancora. Tutti d’accordo allora?”
“Siiiiiiiiii” – si levò il coro in generale – “Quei poveri animali se lo meritano veramente”.
“E i soldi? Ce la faremo? Veramente basteranno i suoi e qualcosa di nostro?” – domandò il proprietario della scimmietta – “E dove costruiremo?”
“Si, basteranno. Costruiremo da me, no? Basterà rendere veri i piani del palazzo”.
“E sia” – fu la risposta dello scrittore del cuore – “Io collaboro molto volentieri, il creato è un dono di Dio”.
Frattanto, gli animali, nostri amici, stavano passeggiando tranquillamente nei pressi del “buco verde” di Sam, ignari della sorpresa che avrebbero ricevuto di lì a breve.
Cecatason, passando da quelle parti, decise di fermarsi un attimo a salutare gli amici, prima di partire con la metro per andare ad Acapulco, non prima di aver schermato per bene i suoi dolci occhietti.
“Davvero vai in vacanza? Beata te!” – si rivolse Issimo
“Si, sembra incredibile e so che sembra impossibile in un giorno e con il mezzo che prenderò, ma, fortunatamente, le nostre metro, oggi, sono iper velocissime e collegano tutto dappertutto, anche quando la situazione non sembrerebbe permetterlo. Anzi, abbiamo anche tempo per bere un aperitivo. Vi va?”.
Guardatisi un attimo negli occhi, la decisione fu presa all’unanimità. L’unico ad essere un tantino perplesso era Maomì, per via della vicenda occorsagli, ma ormai sapeva di avere un pronto rimedio.
Consultatisi un momentino, decisero di andare da Joe, un simpatico ragazzino, che, spesso, procurava loro il vitto e ogni altra cosa che potesse loro occorrere, in tempi rapidissimi e gratuitamente, perché amava davvero gli animali.
Nel mentre, per strada, notarono un gran tafferuglio vicino al palazzone.
“Ne sai niente?” – domandò il vermetto alla talpa
“No, anzi! Mi meraviglia. Non vorrei si trattasse di un tentativo di furto in massa”
“Se vuoi, possiamo andare a dare un’occhiata” – propose Sam – “Giusto per stare sicuri”
“Si, forse è meglio. Mi sa che la vacanza dovrà aspettare”
Avvicinatisi, cercarono tutti di far scaletta per riuscire a vedere oltre il recinto. La giraffa fece del suo meglio per allungare il suo collo e spalancare i suoi occhioni, mentre il canguro cercava di migliorare il suo record di salto in alto, ma nulla da fare.
Gli unici che riuscirono ad avere accesso al cantiere furono i più piccoli: il vermetto e la talpa. Gli altri si tenevano pronti ad intervenire, mentre gli umani cercavano di tenerli lontani, perché altrimenti avrebbero scoperto tutto.
Con loro, osservavano, non visti, alcuni dei mariuoli che avevano tentato più volte di assaltare il palazzo.
“Questa è la volta buona” – pensavano, mentre studiavano il da farsi.
Intanto, approfittando della conoscenza del luogo di Cecatason, questa e il vermetto avevano già percorso un bel tratto del cantiere, in sotterranea.
Fuori, Naika si avvide dell’assenza dei due amici.
Inutili i tentativi del canguro di trattenerla, o degli altri di sbarrarle la strada, perché la ragazza, avendo il cipiglio dell’atleta, specialmente con le sue caratteristiche, riuscì a eludere gli ostacoli, a sgattaiolare molto facilmente all’interno e a raggiungere i suoi complici, che, ovviamente, diedero subito il via alle ricerche dei due assenti dal gruppo dei destinatari della sorpresa.
Non potevano certo immaginare che questa stessero per riceverla loro: ecco verificarsi un incidente nel cantiere. Una parete in corso di demolizione, cadde, non si sa come, su un mezzo pesante, parcheggiato subito sotto.
L’altezza, il peso e la velocità della caduta dei pezzi, causò la distruzione totale di questo, fortunatamente senza danni per gli operai, ed era praticamente impossibile procurarsene un altro prima di sabato.
I lavori dovevano procedere con quello che c’era, intensificando gli sforzi, ma ecco occorrere un altro contrattempo: era sparito il furgone che portava il necessario per arredare le cucce e le nuove case della cricca di Sam.
C’era qualcosa che non andava. Probabilmente era il caso di avvisare la polizia.
Intanto, il vermetto e la talpa, ignari di quanto accadeva all’esterno, consci solo di rumori strani e passi concitati, proseguivano il loro cammino. Giunti ad un crocevia, la cui soglia apriva la vista su una grande stanza ad uno dei piani superiori trabocchetto, scorsero una scarpa numero quarantadue.
“È strano! Il proprietario calza il quarantaquattro e non l’ho mai vista. C’è qualcosa che non quadra”
“Avviciniamoci” – propose il vermetto.
Quatti quatti, con molta accortezza, cercarono di raggiungere l’oggetto, fino a bloccarsi immantinente quando udirono una voce: “Oh, eccola qui. Nel sabotaggio devo averla persa”.
“Sei sempre il solito, tu e le scarpe! Che fai? Vuoi tornare dentro, in gattabuia? Non dobbiamo spargere alcun indizio. E tu? Una volta ti si sciolgono le scarpe, una volta le perdi …”
“Non è vero, ne ho persa solo una e l’ho ritrovata; e poi ti ricordo che il capo sono io”
Cecatason stette immobile, quasi aveva paura di respirare per non essere udita. Aveva riconosciuto quell’intruso, era uno dei ladri che avevano tentato di assaltare il palazzo del suo padrone, che, probabilmente, aveva deciso di fare dei lavori di ristrutturazione.
Allontanatisi i due, la talpa, rivolgendosi al vermetto, disse: “E adesso? Dobbiamo avvertire i nostri amici e ideare una soluzione al più presto. Vai tu, passerai inosservato”
“Meglio di no. Posso essere più utile all’interno. Tu puoi correre più velocemente e in più conosci tutti i cunicoli. Credimi, è meglio”
“Va bene, ma tu tienili d’occhio. Io cerco di far entrare gli altri”.
Mentre Cecatason correva a perdifiato, il riccone terminava una telefonata importantissima per ordinare pezzi e materiali per accelerare i lavori.
Sul più bello, intravide la sua amica di mille avventure.
“Me la sarò immaginata. A volte, la stanchezza gioca brutti scherzi”
Poi, però, stropicciatosi un attimo gli occhi, la rivide e capì che non si trattava di mancato riposo, bensì che la sorpresa stava per andare a monte e cominciò a rincorrerla, a fatica.
“Sempre detto io che era troppo devota al lavoro e che non si sarebbe allontanata da qui” – ansimando e sbuffando.
Fuori, intanto, c’era baruffa: per il susseguirsi degli incidenti, causati per guadagnare tempo per esplorare a fondo il palazzo da parte dei banditi, tra Naìka, intanto uscita fuori per bloccare gli animali; e tra questi, su chi dovesse passare e chi no.
Mentre correva, il riccone incrociò gli altri convenuti all’assemblea, che cercavano ancora la talpa e il verme. Messili al corrente della situazione, questi contraccambiarono fornendo l’informazione restante.
Era tutto un susseguirsi e avvicendarsi di inseguimenti e improperi, un vero parapiglia.
Intanto, il vermetto, aveva raggiunto i ladri e, mentre li osservava, uno dei due proruppe in un “IIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIHHHHHH! Un vermeeeee!”
“E fai tante storie per un vermetto?! E che ci vuole? Basta schiacciarlo sotto i piedi”
Mentre alzava il piede per compiere il gesto, il piccolino rispose: “Tiè!” – mentre scompariva sotto un mattone.
Considerandolo ormai svanito, i due trascurarono la sua presenza e lui ebbe tutto il tempo di andare ad avvertire gli altri fuori, raggiungendo l’amica talpa e cercando di tradurre con dei segni per terra per Naìka, che, compresa la situazione, non esitò a spalancare il cancello del recinto e lanciarsi all’impazzata con tutti a raggiungere gli altri finanziatori del progetto.
Trovati! Fuga in senso inverso!
“Se non perdo dieci chili oggi, non so quando potrò farlo” – bofonchiava il proprietario del palazzo.
Intanto, la talpa e il vermetto, per accelerare i tempi, corsero avanti, insieme all’orsetto lavatore, a Sam, Issimo e il canguro. Il pappagallino supervisionava la zona dall’alto insieme alla giraffa; e lo scrittore del cuore correva con i piccoli, che erano andati avanti, per proteggerli. La scimmietta si teneva pronta per qualche dispetto, Fiorino era con Naìka; e Maomì cominciava ad affilare gli artigli.
Tutti davano la caccia ai ladri, mentre speravano che fuori le cose andassero avanti, senza rischi per loro che erano all’interno.
Corri e corri, si trovarono di fronte i due banditi, ed entrambi i gruppi frenarono di colpo.
“Ahiiiiii! Il mio piede! Mannaggia a queste scarpe!” – si lamentò il ladro
“Ehi, sempre tu sei! Che figure ci fai fare!”
“E questi sarebbero ladri? Ah si, mi ricordo di loro! … Non eravate stati arrestati?” – chiese il riccone
“Non sono cose che ti riguardano. Piuttosto! Abbiamo piazzato varie cariche esplosive: o ci consegni soldi e gioielli, o facciamo saltare tutto in aria”
“No, prima di sabato proprio non si può. Anzi, dobbiamo rimandare a lunedì”
“Tutti io li trovo! Sentiamo, perché?”
“Perché devo terminare i lavori, il sabato, spesso, sono tutti chiusi, gli uffici non lavorano, non tutti almeno, c’è il week-end, devo pagare le ditte e non posso sbloccare contanti prima di allora. Ah! I gioielli sono nella cassetta di sicurezza in banca. Qui non troverete mai niente, al contrario di quanto avete sempre creduto tutti”
“L’hai voluto tu!” – minacciò uno dei ladri, innescando la miccia con un telecomando.
Proprio allora, Sam iniziò a ringhiare, Issimo a scalciare, la scimmia gli si lanciò sul volto, il pappagallo cominciò a beccarli a turno, il verme a morderli, e potete giurarci che fa male, eccome!
Maomì aveva appena rifatto le unghie a furia di affilarle, ed erano pronte all’azione, che seguì istantanea.
All’improvviso, mentre i due si dimenavano e cercavano di catturare i suoi amici, Fiorino spiccò il volo dalla boccia e iniziò a spruzzare acqua ai due malcapitati, mentre l’orsetto lavatore ne approfittava per ripulirli un po’.
Inutile dire che anche gli amici umani fecero la loro parte e i due furono presto catturati e restituiti alle autorità.
La pace tornò a regnare sovrana nel cantiere, ma, ormai, di realizzare la sorpresa prima di sabato, non se ne parlava proprio.
“Peccato! Era un regalo per voi” – disse, rammaricata, Dora
“Ve ne siamo grati, ma abbiamo già un posto dove stare. Magari qui possiamo realizzare un grande spazio verde per giocare tutti insieme” – propose Sam
“Mmmhhh … si, si può fare. Mi piace l’idea! Se è una cosa gradita …” – replicò il proprietario.
“Un’unica cosa … quando lo facciamo?” – chiese ancora.
“Prima di sabato ovviamente” – fu la risposta corale e argentina per le risate.
Fine
Ogni riferimento a fatti, situazioni, personaggi, eventi, è puramente casuale e frutto dell’inventiva dello scrittore
[1] Vedi “Caotica città urbana: casa si, casa no” – puntata IX, edita su www.corrieresalentino.it
[2] Vedi le puntate precedenti de la “Caotica città urbana”, edite su www.corrieresalentino.it
Gabriella De Carlo