Un importante passo avanti è stato compiuto nell’ambito del programma di ricerca scientifica sulle possibili cure contro la xylella fastidiosa, il batterio che ha aggredito gli ulivi del Salento distruggendone migliaia. La novita’ riguarda la possibilita’ di iniettare nelle piante malate delle nanomolecole che aggrediscano la xylella e la distruggano, sperimentata nei laboratori dell’Universita’ del Salento dall’equipe guidata dal docente di Chimica Giuseppe Ciccarella.
Il progetto rientra nel cluster tecnologico Tapass, finanziato dalla Regione Puglia per 549.000 euro e al quale partecipano diversi enti, a partire dalle Universita’ di Lecce e Bari e dal Cnr. Nonostante il progetto sia stato presentato nel capoluogo salentino a fine marzo, l’accordo per la costituzione dell’Ats (Associazione temporanea di scopo), necessaria per la gestione del finanziamento, e’ stato firmato soltanto mercoledi’ scorso e nel giro di qualche settimana i fondi messi a disposizione dovrebbero essere concretamente erogati.
Nei scorsi mesi, comunque, la ricerca ha gia’ mosso i primi passi, anche alla luce della necessita’ di individuare una cura alla batteriosi che colpisce gli ulivi e che si e’ estesa ormai all’intera provincia di Lecce, con focolai in quella di Brindisi, a Oria e Torchiarolo.
Stando alle informazioni attuali non esiste attualmente una cura contro la xylella che colpisce gli ulivi, dal momento che negli Stati Uniti sono state sperimentate e attuate cure relative ad altre tipologie vegetali. In Salento, invece, gli scienziati guidati da Ciccarella hanno testato l’inserimento di nanovettori nei tronchi degli ulivi malati con l’obiettivo di aggredire il batterio.
La novita’ piu’ importante delle ultime settimane e’ stata l’evidenza che non solo le nanoparticelle entrano nei canali xylematici senza aggredire le piante, quanto riescono ad interagire con la xylella fastidiosa, penetrando al suo interno.
“Cio’ significa – ha chiarito Ciccarella – che viene confermata la funzionalita’ delle nanoparticelle anche per questo particolare tipo di batterio e che si potra’ eventualmente utilizzare la stessa strategia gia’ in uso in campo oncologico, che prevede la possibilita’ di inoculare farmaci tramite queste piccolissime particelle, potenziandoli fino a dieci volte”. Questo risultato, che pure dovra’ essere ulteriormente approfondito, nei giorni scorsi e’ stato presentato a Nanoitaly, l’evento che riunisce ricercatori e tecnologi nell’ambito delle nanotecnologie, organizzato all’Universita’ La Sapienza di Roma.